James Hillman: Anima e Carattere




Uno Psicologo parla ai Genitori 
dell'Anima, del Carattere e della Vocazione
di Scott London (Traduzione di Rinaldo Lampis)


James Hillman è stato descritto alternativamente come uno psicologo indipendente, un mago, un visionario, un maniaco e un Re-filosofo contemporaneo. Ha studiato con il grande psichiatra svizzero Carl Jung ed ha insegnato in varie università americane.

Malgrado queste credenziali, Hillman è lontano dall'essere considerato una figura appartenente al mondo della psicologia. Infatti è visto da molti suoi colleghi come un pensatore profondamente sovversivo, una spina nel fianco degli psicologi rispettabili.

Come fondatore della "psicologia archetipica", una scuola di pensiero diretta a revisionare e "reimmaginare" la psicologia, Hillman crede che la psicologia debba evolversi oltre il suo "riduzionismo" presente ed abbracciare teorie sullo sviluppo umano.

Dagli anni sessanta ha scritto, insegnato e tenuto conferenze sulla necessità di portare le terapie fuori dalle sale di consulenza e nella realtà del mondo. "La psicologia si è ridotta ad una ricerca banale ed egocentrica, egli afferma, piuttosto che ad un'esplorazione dei misteri della natura umana".

Uno dei più grandi di questi misteri, secondo Hillman, è la questione del carattere e del destino. Nel suo recente bestseller "Il Codice dell'Anima" afferma che il nostro carattere e la nostra vocazione di vita sono qualità innate e che è la missione della nostra vita realizzare quelle spinte. La chiama "la teoria della ghianda", l'idea che le nostre vite sono formate da un'immagine particolare, come il destino della quercia è contenuto nella piccola ghianda. Ecco il suo pensiero:

SCOTT LONDON: Non sei una figura molto popolare con i tuoi colleghi.

JAMES HILLMAN: Non sono critico verso le persone che fanno psicoterapia. Il terapeuta è come nella trincea, perché deve fronteggiare un terribile ammontare dei fallimenti sociali, politici ed economici del nostro sistema. Si deve occupare di tutti i rifiuti e i fallimenti umani; lavora duro senza molti riconoscimenti e le ditte farmaceutiche stanno tentando di eliminarlo.

Così, certamente, non sto attaccando loro, sto attaccando la teoria dietro la psicoterapia, perché vede ogni problema come soggettivo, personale, mentre i problemi spesso provengono anche dall'ambiente esterno.

Quello che intendo dire è che, se un bambino ha dei problemi o è scoraggiato, il problema non è solo dentro il bambino; è anche nel sistema, nella società.

LONDON: Allora non puoi aggiustare la persona senza aggiustare la società.

HILLMAN: Non necessariamente. Ma non credo che possano esserci dei miglioramenti finché le idee non cambiano. Il punto di vista occidentale abituale è credere che qualcosa sia sbagliato nella persona. Trattiamo le persone allo stesso modo con il quale trattiamo l'automobile.

Portiamo il povero bambino da un medico e gli chiediamo: "Che problema ha? Quanto mi costerà? Quando posso tornare a riprendermelo?"

Non possiamo cambiare qualcosa finché non abbiamo delle idee fresche, finché non iniziamo a vedere le cose in maniera diversa.

Il mio obiettivo è quello di creare una "terapia di idee", di cercare di portare nuove idee, così che possiamo vedere gli stessi problemi in modo diverso.

LONDON: Quindi non ti piace molto il solito approccio psicoterapeutico.

HILLMAN: La psicologia contemporanea mi irrita molto con le sue idee sempliciotte sulla vita umana e con il suo vuoto. Nella cosmologia dietro la psicologia non c'è ragione per nessuno di esistere o di fare qualcosa.

Siamo il prodotto del Big Bang, avvenuto miliardi di anni fa, che alla fine ha prodotto la vita, che alla fine ha prodotto esseri umani, e via dicendo.

E io? Io sono un caso— un risultato— e perciò una vittima.

LONDON: Nel "Codice dell'Anima" parli di qualcosa che chiami la teoria della ghianda. Che cos'é?

HILLMAN: E' più un mito che una teoria. E' un mito di Platone, secondo il quale tu vieni in questo mondo con un destino, anche se usa la parola paradigma invece di destino. La teoria della ghianda dice che esiste un'immagine individuale che appartiene alla tua anima.

Lo stesso mito esiste nella Kabalah. Anche i mormoni ce l'hanno. Gli africani ce l'hanno. Gli induisti ed i buddisti l'hanno in maniera diversa— lo legano più alla reincarnazione e al karma— ma anche lì arrivi in questo mondo con un destino particolare. E' ben radicato negl'indiani d'America.

Così tutte queste culture in tutto il mondo hanno una comprensione simile dell'esistenza umana. Solo la psicologia occidentale non ce l'ha.

LONDON: Che conseguenze hanno le tue idee per i genitori?

HILLMAN: Penso che quello che dico possa sollevarli grandemente e far loro desiderare di prestare più attenzione al loro figlio, a questo straniero particolare che è "atterrato" tra di loro.

Invece che dire: "questo è mio figlio", devono chiedersi: "Chi è questo figlio che risulta essere mio?"

Così possono sviluppare molto più rispetto per il bambino e cercare di stare vigili per occasioni nelle quali il suo destino possa mostrarsi— come una resistenza alla scuola, per esempio, o degli strani sintomi, o un'ossessione verso qualcosa. Forse noterebbero qualcosa d'importante che prima non avrebbero notato.

LONDON: A volte dei sintomi possono essere visti come debolezze.

HILLMAN: Certo. Così si inizia qualche programma medico o di psicoterapia per eliminare quelle debolezze, mentre la manifestazione di quei sintomi può essere l'aspetto più cruciale di quel bambino. Ci sono molte storie nel mio libro che mostrano questo.

LONDON: Quanta resistenza incontri alla tua idea che siamo noi a scegliere i nostri genitori?

HILLMAN: Beh, fa arrabbiare molte persone che odiano i loro genitori, o che hanno avuto genitori indifferenti o crudeli o che hanno abusato di loro.

Ma è interessante come, se ti soffermi sull'idea, ti può liberare da una grande quantità di colpe, di risentimenti e di fissazioni verso i tuoi genitori.

LONDON: Ho avuto una lunga discussione sul tuo libro con un'amica che è madre di una bambina di sei anni. E' d'accordo che sua figlia abbia un potenziale unico, forse anche un "codice"; è diffidente invece su ciò che questo significhi in pratica. Ha paura che potrebbe gravare la bambina di molte aspettative.

HILLMAN: Quella è una madre intelligente. Penso che l'atmosfera peggiore di crescita per un bambino di sei anni sia quella nella quale non ci siano aspettative di alcun genere. E' brutto crescere in un vuoto dove "qualsiasi cosa che fai va bene, tanto sono sicuro che avrai comunque successo".

Quelle sono dichiarazioni di disinteresse. Dice: "In realtà non ho nessuna fantasia su di te". Una madre dovrebbe avere qualche fantasia sul futuro del proprio figlio. Per prima cosa aumenterebbe il suo interesse verso il figlio. Il punto non è volgere la fantasia verso un programma che faccia diventare, per esempio, astronauta quel bambino.

Quella sarebbe la realizzazione dei sogni dei genitori. Quello è diverso.

Avere una fantasia — che il bambino cercherà di realizzare o verso la quale si ribellerà furiosamente— almeno fornisce al bambino qualche aspettativa da realizzare o da rifiutare.

LONDON: Cosa ne pensi dell'idea di far fare ai bambini dei test attitudinali?

HILLMAN: L'attitudine può mostrare la tendenza, ma non è il solo indicatore. Curiosamente, l'inettitudine o la disfunzione possono rilevare la tendenza più di quanto possa il talento. O ci può essere una formazione caratteriale più lenta.

LONDON: Qual'è il primo passo per comprendere il proprio destino?

HILLMAN: E' importante chiedersi:" Come sono utile agli altri? Cosa vogliono gli altri da me?" Quelle domande potrebbero rivelare perché se quì.

LONDON: Hai anche scritto che "il grande compito di ogni cultura è quello di mantenerci collegati agli aspetti invisibili". Che cosa intendi?

HILLMAN: E' un'idea difficile da presentare senza lasciare la psicologia ed entrare nel religioso. Non parlo di chi potrebbero essere gli invisibili o dove vivono o cosa vogliono. Non c'è una teologia su questo. Ma è l'unico modo che noi, esseri umani, abbiamo per estricarci dall'essere uomo-centrici e per restare collegati a qualcos'altro oltre l'umano.

LONDON: Dio?

HILLMAN: Si, ma non deve essere così elevato.

LONDON: Il nostro richiamo di vita?

ILLMAN: Penso che il primo passo sia l'accettazione che ciascuno di noi abbia questa cosa. Poi possiamo guardare indietro alla nostra vita e osservare gli incidenti e curiosità e stranezze e problemi e malattie, ed iniziare a vedere in quelle cose più di quanto abbiamo visto prima.

L'accettazione che tutti noi abbiamo un codice può sollevare delle domande, così che, quando accadono degli strani, piccoli incidenti, ti chiedi se nella tua vita ci sia in azione anche qualcos'altro. Non deve necessariamente essere un'uscita dal corpo durante un'operazione chirurgica, una cosa eclatante; o un tipo di magia elevata alla quale la nuova era spera di convincerci.

E' più una sensibilità, del tipo che possiede la persona che vive in una cultura tribale. Il concetto che ci sono altre forze al lavoro. Un modo di vivere più reverente.

LONDON: Sei un critico della nuova era. Eppure ho notato che alcuni dei recensori del tuo libri ti hanno messo nella categoria della nuova era.

HILLMAN: Quei critici dovevano essere dalla parte della scienza. Per loro, il libro deve essere o scienza o nuova era. E' molto difficile nella nostra società fatta di contrapposti trovare una terza via.

Prendi i media: ogni notizia è presentata sempre come una persona contro un'altra, del tipo: "ascoltiamo ora l'opinione dell'opposizione". Non c'è mai un terzo punto di vista.

Il mio libro è su una terza opinione. Dice, sì, c'è la genetica. Sì, ci sono i cromosomi. Sì, c'è la biologia. Sì, c'è l'ambiente, la sociologia, i genitori, l'economia, le classi e tutte quelle cose. Ma c'è anche qualcos'altro. Così, se guardi il libro dalla parte della scienza, lo vedi come "new age". Se lo vedi dal punto di vista della nuova era, dici che non si spinge abbastanza. Che è troppo razionale.

LONDON: Goethe diceva che la felicità più grande risiede nel praticare un talento che fa parte della nostra natura. Come cultura siamo così infelici perché siamo dissociati dai nostri talenti naturali, dal nostro codice dell'Anima?

HILLMAN: Siamo avviliti perché abbiamo solo un dio, e questo è l'economia. L'economia è un aguzzino. Nessuno ha tempo libero; nessuno ha riposo. L'intera cultura è sotto una pressione terribile, intessuta com'è di preoccupazioni. E' difficile uscire da questa prigione. Inoltre, vedo la felicità come la conseguenza di ciò che fai. E' impossibile cercare d'ottenerla direttamente.





This Q&A was adapted from the public radio series "Insight & Outlook." This translation was made from the original English. It's also available in Spanish(translated by Enrique Eskenazi). An expanded version of the interview — with additional questions contributed by journalist Russ Spencer — appeared in the March 1998 issue of The Sun magazine under the title, "From Little Acorns: A Radical New Psychology."

Ordine e Disordine in Ayurveda

All’interno del corpo fisico c’è una costante, continua interazione fra ordine e disordine. Chiunque, donna o uomo, si comporta da saggio impara ad essere pienamente consapevole della presenza del disordine nel corpo e quindi si adopera per ristabilire l’ordine. 

Il disordine si crea quando queste due realtà percettive sono in stato di dis-equilibrio e provocano una forte dispersione energetica aell'intero sistema psico-fisico.



La salute è ordine, il disagio è disordine. 
Più mettiamo energia nel sostenere un modello comportamentale energeticamente squilibrato, meno energia resta alle nostre funzioni vitali.
Ogni essere vivente ha bisogno di energia vitale.

Senza una quantità sufficiente di energia vitale  l’organismo non è in grado di svolgere normalmente le proprie funzioni; le persone che ne scarseggiano hanno poca resistenza nei confronti delle malattie, spesso soffrono di stanchezza cronica, hanno poca memoria, sono facilmente irritabili e quasi sempre infelici. 

In Oriente si è sempre posta molta attenzione alla definizione di energia, allo studio della sua circolazione e del suo utilizzo ai fini del mantenimento di un buono stato di salute.
Corpo, mente e anima, questi tre sono come un tripode;
il mondo si regge sul loro insieme;
in loro prende dimora ogni cosa.

Questo insieme esiste per il Purusha, l'essere conscio.
Questo è il soggetto dell'Ayurveda,
è per questo che gli insegnamenti dell'Ayurveda sono stati rivelati.
 
Charaka Samhita, Sutrasthana I.46-47
La buona salute fisica è solo il primo gradino per andare oltre, ed è proprio dal corpo che dobbiamo partire perché può divenire un valido alleato, ovvero un ostacolo nel cammino verso il benessere totale . 

La cura del corpo non può prescindere da un sano stile di vita che comprenda anche gli aspetti non propriamente fisici, che comunque animano ed influenzano il corpo fisico. 


Secondo l’Ayurveda la vita è un continuo interagire di tre aspetti fondamentali: atman (la vera natura del sé, l’entità che naturalmente tende ad espandersi) manas (mente) sharira (corpo) e solo loro armonico equilibrio può portare al vero stato di salute totale. 


Il malessere fisico, emotivo, mentale, deriva da una mancanza di connessione tra questi tre aspetti , ognuno dei quali ha funzioni specifiche ed per questo che l'Ayurveda pone una attenzione particolarea questo sistema di realazioni energetiche.


Si chiama percorso creativo di guarigione il continuo e progressivo afflusso di informazioni che affiora sotto forma di sentimenti sopiti, situazioni irrisolte, ricordi ed intuizioni creative che affluisce dal corpo ai livelli superiori della coscienza fino al piano della consapevolezza: è allora che si integra e si dissolve il disagio.

 Sovente le cause degli squilibri energetici sono disperse in micro emozioni traumatiche dell'infanzia che hanno sedimentato su vecchi valori etici dispersi nel tempo ed inutili nella quotidianità adulta, ma ormai cristallizzati e bloccati.


Il progressivo svincolarsi dalla morsa di questi veleni si accompagnerà ad una ritrovata salute e accrescerà la nostra consapevolezza modificando quei comportamenti sbagliati che ci condizionano anche nelle nostre relazioni.


Manas Vidya


Senza il risanamento della mente, la comprensione del sé e la integrazione energetico-spirituale rimangono una illusione poiché le rappresentazioni mentali distorte, oltre a generare pesanti squilibri energetici, disagi e disfunzioni sul piano psicofisico, impediscono di accedere alla chiara visione della Realtà.


Per questo motivo la comprensione e la cura della mente è parte integrante e indispensabile di un progetto globale di rieducazione che abbia per obiettivo la realizzazione spirituale che indica l’Ayurveda.


Lo scopo principale dell'Ayurveda è quello di conservare la buona salute nell'uomo sano in modo da dare sostegno ai quattro principali obbiettivi dell'esistenza che sono: 
  • Dharma: ciò che per mezzo dell'agire corretto porta al benessere dell'individuo e della società; 
  • Artha: la ricchezza, la disponibilità dei mezzi di sostentamento; 
  • Kama: l'appagamento dei desideri terreni, la passione; 
  • Moksha: la salvezza raggiunta per mezzo della liberazione e della consapevolezza dell'esistenza di Dio
La mente va nutrita, come il corpo.
  • Per modificare gli automatismi mentali dobbiamo intervenire sui contenuti psichici; per intervenire sui contenuti psichici è indispensabile modificare le abitudini, cominciando dal cibo che forniamo alla mente. 
  • C'è quindi un cibo per il corpo ed un cibo per la mente; in entrambi i casi è necessario un processo digestivo che può essere più o meno facile: vi sono infatti alimenti indigesti che producono tossine e originano malattie e alimenti sani e nutrienti che danno vigore e lucidità al complesso fisico e a quello mentale. 
  • Finché non cambia il cibo con cui nutriamo la mente, essa non può cambiare i propri modelli di comportamento. 
  • La coscienza condizionata è come un campo: il campo mentale (citta); quel che seminiamo in questo campo è destinato a crescere e inevitabilmente a dare frutti, nel bene e nel male.
La mente si nutre di tre tipi di cibo: 
  • il primo è quello che nutre anche il corpo fisico, 
  • il secondo è costituito da impressioni, emozioni e concetti, nutrimento importante e delicato, da cui dipende la salute della sostanza psichica; 
  • il terzo e più importante sono i guna, gli elementi strutturanti dell'universo, i fondamenti sottili della materia i quali, pur essendo indistruttibili ed ineliminabili, possono essere trasformati nei loro reciproci rapporti di forza.
La trasformazione dei guna.

I guna sono i fattori causali di tutta la creazione. La scienza dei tre guna, così come quella dei cinque elementi, è uno dei pilastri dell’Ayurveda e delle scienze vediche.

  • Sattva Rappresenta la stabilità, armonia o virtù Le sue qualità sono la leggerezza e la luminosità. Ha un movimento diretto dal basso verso l’alto. Porta al risveglio e all’evoluzione dell’anima. Sattva dona gioia, felicità. E’ il principio dell’intelligenza 
  • Da Sattva proviene la chiarezza (in termini di coscienza) e la pace che ci permettono di percepire la verità.
  • Rajas Rappresenta la distrazione, la turbolenza, il dinamismo o l’attività. E’ mobile, motivato e finalizzato. Ha un movimento verso l’esterno e genera azioni egoistiche che possono portare alla disintegrazione. Rajas genera illusione, dolore e sofferenza. E’ il principio dell’energia. 
  • Da rajas proviene il potere dell’immaginazione che genera il mondo esterno a noi e che poi ci limita entro i suoi confini. 
  • Tamas Rappresenta la torpidità, l’oscurità e l’inerzia. E’ pesante e ostruisce. Il suo movimento è verso il basso. Causa decadimento, degenerazione e morte. Genera delusione. E’ il principio della materialità. 
  • Da Tamas proviene l’ignoranza che vela la nostra vera natura spirituale. 
A livello mentale:

Sattva 

La mente stessa è definita Sattva (chiarezza), perché è per sua natura in grado di percepire. Di base, la mente è quindi chiara e pura, ma le emozioni e i pensieri negativi la rendono torbida. Sattva è la natura divina. Quando pura, o resa tale, procura illuminazione e realizzazione della persona.

Una mente Sattvica è spiritualmente predisposta.


Rajas 
E’ la distrazione o la turbolenza cui è soggetta la mente che cerca nel mondo esterno piacere e realizzazione. La mente si agita, desidera. Se non viene soddisfatta, allora diventa irritata e collerica. Rajasici sono i pensieri e le immagini che disturbano l’equilibrio della mente, come, ad esempio, l’ostinazione, la manipolazione e l’egoismo.
E’ una mente che cerca potere, eccitazione e intrattenimento. La mente dell’uomo moderno è tremendamente Rajasica: 
distratta da mille attività, iperstimolata e iperattiva.
Tamas 
La mente è torpida e incapace di percepire. E’ oscurata dall’ignoranza e dalla paura. Tamas genera indolenza, sonnolenza e mancanza di attenzione. C’è una mancanza di attività mentale, insensibilità e incapacità di dominare la mente che rimane preda di forze esterne o inconsce. Tamas genera una natura servile, animalesca.


Rajas e Tamas sono fattori che causano le malattie.

L’effetto di Sattva è invece portatore di armonia. Rajas crea spreco di energia e Tamas porta al decadimento. Di solito, i due lavorano insieme. Una vita frenetica, l’ambizione smodata, la prevaricazione, la corsa per il successo a tutti i costi, il surmenage lavorativo, l’egocentrismo, il consumo di alimenti e sostanze stimolanti per sostenere questo modo di vivere sono tutte qualità Rajasiche.

Alla fine portano all’esaurimento delle energie, alla chiusura in se stessi, all’attaccamento eccessivo, all’eccessivo senso del possesso che sono qualità Tamasiche. In noi ci sono tutte e tre queste qualità, in gradi diversi.


Come per la costituzione fisica, ci sono sette possibilità (Sattva puro, Rajas puro, Tamas puro, Sattva-Rajas, Sattva-Tamas, Rajas-Tamas, Sattva-Rajas-Tamas). L’analisi del nostro stato, attraverso una valutazione personale (questionario), un consulto ayurvedico, lo studio o la lettura di libri sull’argomento, possono mostrarci le disarmonie e gli eccessi della nostra natura mentale di base (Manas Prakruti) e dello stato attuale (Manas Vikruti)


Secondo l’Ayurveda, uno stile di vita armonico (verso se stessi e gli altri), e le attivitò yogiche come la preghiera, la meditazione, la recitazione dei mantra portano ad una mente Sattvica e riducono gli effetti negativi, sulla mente e sul corpo, degli altri due guna.


Il percorso creativo della guarigione

La mente, attraverso il cibo fisico, le impressioni e la progressiva trasformazione dei guna, può gradualmente migliorare la propria caratteristica dominante passando da tamas a rajas e da rajas a sattva. Secondo la tradizione Vedica, la più sicura ed efficace via per la trasformazione delle abitudi energeticamente dannose è costituita dalla compagnia di persone le quali, in forza del loro personale esempio, ispirano modelli di vita puramente sattvica.


L'Ayurveda spiega in maniera accurata e scientifica come ogni scorretta abitudine di vita comprometta la salute del corpo e della mente. La sovralimentazione, ad esempio, è una delle cause principali dell'invecchiamento precoce e di tante altre malattie: tutto quel che mangiamo in più rispetto al nostro fabbisogno, si trasforma in ama, veleno.


Altrettanto deleteria è la tendenza opposta, quella che porta ad assumere una quantità di cibo al di sotto delle nostre necessità. Ad uno sguardo superficiale le conseguenze di questo e di numerosi altri comportamenti passano pressoché inosservate, ma queste azioni, ripetute nel tempo, si trasformano in abitudini, che finiscono per determinare la struttura psicofisica di un individuo, il suo carattere e quindi la qualità della sua vita, presente e futura.


L'insoddisfazione, l'avidità, l'invidia, la collera, la paura ed altri sentimenti negativi sono tutti prodotti dell'ego, riflessi di ahamkara, la percezione distorta di sé.


Quando la nostra coscienza  è integralmente proiettata all'esterno, percezioni ed emozioni si modificano di continuo, a seconda degli eventi e delle circostanze; ciò provoca un alternarsi estenuante di eccitazione e depressione, esse stesse sintomi di disagio, e a loro volta causa di molti altri mali.


Quando invece la coscienza è rivolta interiormente e il fulcro è il sé spirituale, qualsiasi cosa accada all'esterno non turba più: la concentrazione sulla realtà, quella immutabile, trascendente, consente di sperimentare un profondo benessere, fino alla beatitudine che scaturisce dalla piena consapevolezza della nostra natura profonda e di quella del fenomenico.


I Veda spiegano che esistono tre livelli di mente: manas, la mente esteriore, sensoriale, lo strumento del pensare superficiale, con funzione totalmente estrovertita; buddhi, la mente intermedia o intelligenza e cittah, la mente profonda e inconscia, talvolta definita coscienza condizionata.

Quest'ultima è sicuramente molto più vicina al sé spirituale di quanto non lo siano le prime due ma non per questo rappresenta il più alto livello di consapevolezza: quando si parla di mente profonda siamo infatti ancora nell'ambito di ahamkara, la coscienza riflessa o, appunto, condizionata; la pura coscienza è situata oltre, al di là di spazio e tempo e quindi al di là di ogni pur sottile identificazione con il fenomenico.


La mente sensoriale è estremamente mutevole e fallibile, in quanto sempre soggetta all'interazione dei sensi con i loro oggetti.


I sensi riversano all'interno della mente superficiale fiumi di informazioni e di sensazioni, generando un susseguirsi incessante di impressioni e di desideri legati al mondo del divenire e perciò estranei alla vera natura e felicità dell'essere.


L'individuo che non percepisce la realtà situata oltre manas, rimane irretito, travolto da questo flusso di impressioni (vritti) e di desideri e tenta di appagarli sottoponendosi a fatiche, privazioni, sofferenze; ma la sua disperata ricerca di felicità è destinata a rimanere frustrata.

Vritti, le propensioni




Ogni Cakra viene rappresentato da un fiore di loto 
che ha tanti petali quante sono le Vritti 
(Propensioni o attitudini) corrispondenti. 

La biopsicologia è una scienza antica, che trova, ora, nell'era scientifica e tecnologica, le prove analitiche delle intuizioni dei tantrici di qualche migliaio di anni fa.






Il primo Cakra è situato due dita sopra l'ano e controlla il fattore solido e quattro Vritti :


1. KAMA desiderio di piacere fisico (cibo, sesso, sonno, o qualsiasi altro piacere materiale, come il denaro). 
2. ARTHA desiderio di piacere mentale (conoscenza, studio, curiosità intellettuale, ecc.). 
3. DHARMA desiderio dell'infinito o desiderio psicospirituale (esperienze mistiche, l'autoconoscenza, la conoscenza del Supremo). 
4. MOKSA desiderio di liberarsi dei legami della mente e della materia (unione con l'Assoluto, Nirvana, la Vita Eterna, Yoga, ecc.).




Il secondo Cakra è situato all'altezza degli organi genitali e controlla il fattore liquido e sei Vritti :

5. Avajina: lo sminuire gli altri 
6. Murcha: la mancanza di buon senso; l'essere mentalmente assenti 
7. Prashraya: l'essere indulgenti 
8. Avishvasa: la mancanza di fiducia 
9. Sarvanasha: la paura di essere annientati 
10. Kruratà: la crudeltà



Il terzo Chakra o plesso igneo (del fuoco) è posizionato all'altezza dell'ombelico e controlla dieci Vritti:

11. Lajja: la timidezza 
12. Pishunatà: la tendenza ad essere sadici 
13. Iirsha: l'invidia 
14. Susupti: la staticità, l'inerzia 
15. Visada: la melanconia 
16. Kasaya: l'irascibilità, la permalosità 
17. Trishna: il desiderio di accumulare ricchezze 
18. Moha: l'essere soggetti a folli passioni 
19. Ghrina: il provare odio, avversione 
20. Bhaya: la paura





Il quarto Cakra o plesso aereo (detto anche plesso solare nel Tantra), situato al centro dello sterno, controlla dodici Vrttj :


21. Asha: la speranza 
22. Cinta: la preoccupazione 
23. Cesta: lo sforzo per risvegliare le proprie potenzialità latenti 
24. Mamatà: l'amore e l'attaccamento 
25. Dambha: la vanità 
26. Viveva: la capacità di discriminazione 
27. Vikalatà: il torpore mentale dovuto a paura 
28. Aham’kara: l'egoismo 
29. Lolatah: l'avarizia 
30. Kapathata: l'ipocrisia 
31. Vitarka: la litigiosità che può arrivare all'esagerazione 
32. Anutapa: il pentimento



Il quinto Cakra o plesso etereo (detto anche plesso siderale o stellare), che si trova al centro della gola, controlla il fattore etereo (suono) e sedici Vritti lo cui descrizione è più complessa,


Alcune di esse corrispondono a dei suoni prodotti da certi animali; altre sono Vritti più sottili di quelle dei Chakra inferiori:


33. Sadaja: suono del pavone; 
34. Risabha: suono del bue 
5. Gandhara: suono della capra; 
36. Madhyama: suono del cervo; 
37. Paincama: suono del cuculo; 
38. Dhaevata: suono dell'asino; 
39. Nisada: suono dell'elefante;
40. Oum: radice acustica della creazione; 
41. Hummm: suono della kulakundalini (l'energia divina a forma di serpente arrotolato su se stesso nel primo Cakra, che quando viene risvegliata con le pratiche tantriche produce il suono hummm);
42. Phat: mettere in pratica lo teoria; 
43. Vaosat l'espressione della conoscenza mondana, terrena; 
44. Vasat: benessere nelle sfere sottili; 
45. Svaha: compiere azioni nobili; 
46. Namah: abbandono al Supremo; 
47. Visa: espressione di repulsione; 
48. Amrta: espressione dolce.





Il sesto Cakra o plesso lunare, al centro delle due sopracciglia, controlla due Vritti:

49. Apara: conoscenza mondana;

50. Para: conoscenza spirituale.



Il settimo Cakra, situato alla sommità del capo, controlla tutte le cinquanta Vritti e le loro espressioni sia interne che esterne (50x2) lungo le dieci direzioni principali.

È per questa ragione che in alcuni disegni si rappresenta il Cakra alla sommità del capo sotto forma di un fiore di loto dai mille petali.





Come già affermato, così come per il corpo, esiste un cibo anche per la mente ed entrambi vanno scelti con cura.


Per il corpo sono da evitare gli alimenti conservati poiché hanno esaurito o fortemente ridotto il loro contenuto pranico, vitale, e ancor più quelli che trasformati in cibo con atti di violenza; si dovrebbe egualmente evitare di mangiare con ingordigia, con avidità, in quantità eccessive o in orari poco adatti poiché gli effetti del cibo su corpo e psiche dipendono in buona parte dal modo e dallo stato mentale con cui esso viene assunto.


E' parimenti importante nutrire la mente di pensieri, desideri ed emozioni in armonia con l'ordine cosmico e divino (ritam, dharma), tenendo accuratamente a distanza quei contenuti psichici che inquinano sia la mente superficiale che quella profonda.


Questi oggetti psichici contaminati e contaminanti lasciano nell'inconscio delle tracce, delle impressioni profonde, 'solchi' (samskara) e tendenze (vasana), che in seguito determineranno i cosiddetti automatismi mentali.


Attraverso la ricerca costante di purezza, di situazioni, compagnie, visioni e suoni sattvici, l'individuo si libera gradualmente dei fardelli karmici più pesanti, riacquistando visione spirituale e fede nella Realtà superiore, favorendo con ciò il benessere e la crescita propri ed altrui.


Va sottolineato infatti che ogni disagio, per quanto apparentemente legato a situazioni esteriori e non dipendenti dal soggetto che ne soffre, secondo i Veda trova invece le sue profonde radici in un utilizzo scorretto dell'intelligenza, in una volontaria o involontaria infrazione all'ordine cosmico che tutto sostiene e che costituisce il fondamento di ogni equilibrio.


Quando la persona anziché muoversi in armonia con il Dharma, lo infrange, il suo apparato psichico è il primo a risultarne danneggiato, più o meno gravemente a seconda dell'errore commesso. In ultima analisi quindi i disagi e le malattie sono causate dalla distorta percezione di sé che costringe corpo e mente a comportamenti dannosi ed artificiali.


Quando si riprende consapevolezza della nostra natura spirituale e non ci si identifica più con il corpo e con la mente, quando il soggetto si riappropria dei suoi preziosi strumenti senza venirne più condizionato e dominato, è allora che si impara ad utilizzarli nel modo corretto.


Così facendo è anche possibile riguadagnare 
la salute psicofisica.

L’educazione alla discriminazione (viveka) tra ciò che è reale e ciò che non lo è, aiutando l'individuo a ristabilirsi nella mente profonda perché acceda alla visione spirituale e alla consapevolezza della sua vera natura, è indispensabile per potersi guardare dentro, diventare consapevoli dei propri comportamenti e delle loro conseguenze ed uscire dai propri condizionamenti mentali.


Le lamentele sono sintomo di scarsa saggezza e di scarsa visione: privano di energia, spossano, deprimono ed impediscono di reagire, di studiare il problema in tutte le sue componenti, di analizzarlo alla luce del ragionamento (vitarka) e della conoscenza (jnana), in modo da poterlo affrontare e risolvere.


In caso di bisogno, quando, dopo aver tentato, da soli non riusciamo a trovare una soluzione ai nostri problemi cruciali, i Veda ( e non solo) consigliano di rivolgersi al guru o ad altre persone sagge, per consigli.

Ma beninteso, la responsabilità delle decisioni non è delegabile in alcun modo.




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Chi mangia in modo consapevole riconosce che non c’è un modo giusto o sbagliato di mangiare ma diversi tipi di esperienze legate alla nutrizione.

Chi mangia in modo consapevole ottiene numerosi benefici sulla salute fisica e mentale tra cui:


- Mangiare meno con più soddisfazione - Modificare le scelte e i comportamenti alimentari - Diventare consapevole dei pensieri ed emozioni legati al cibo- Sentire che il proprio corpo lavora meglio- Piacere di più a se stessi, quindi essere più felici- Comprendere il legame tra la terra, gli esseri viventi e le scelte alimentari.

Il programma è incentrato su attività quotidiane miranti allo stare-bene che comprendono

> Sessioni di Meditazione, Yoga ed altro ancora per praticare la presenza mentale> Workshop informativi sulla nutrizione preventiva e curativa a base vegetale e integrale > Lezioni di cucina sana: preventiva, curativa e … deliziosa > Passeggiate guidate nei dintorni, da turisti o nel bosco, con mindfulness > Alimentazione basata su una deliziosa e salutare cucina con prodotti biologici locali e di stagione
WORKSHOP ABC GIUGNO 2018

I workshop culinari riguarderanno la parte teorica e pratica della nutrizione e cucina vegan-smart (whole plant based):

- Le basi per la nutrizione vegana-integrale: cosa e perché
- Le basi per la cucina vegana-integrale: scoprire e utilizzare i nuovi ingredienti vegetali, variegati, colorati e sane tecniche per cucinarli, anche crudismo e detox
- Diverse ricette di cucina italana in versione vegan-whole: come veganizzare
- Utilizzare quanto appreso per creare un percorso nuovo

I Conduttori


Jenny Sugar: nata in una famiglia di pasticcieri e cioccolatieri, iniziando giovanissima e poi staccando per molti anni per riprendere nel 1999 con Sugartree a Milano.

Quindi il grande viaggio alla ricerca di mente sana in corpo sano che ha convertito il mio modo di nutrirmi: prima vegetariana e poi vegana–integrale detta “whole” con il corso di nutrizione SHARAN in India.

Infine la conferma in ambito scientifico con il diploma di Plant Based Nutrition ottenuto nel 2014 dal Centro di Studi Nutrizionali T. Colin Campbell e l’Università di Cornell. Nel 2015 la certificazione Food for Life di PCRM a Washington DC e poco dopo quella del programma di formazione SHARAN in India.

Oggi Health and Food Coach per portare benessere e qualità della vita con il cibo curativo: proveniente dal mondo vegetale, sempre integrale, integro, non raffinato e minimamente processato. Condividendo quanto imparato ed interiorizzato non solo in relazione a come e quali cibi mangiare, ma anche a come prepararli: cotti o semplicemente crudi.

Sahaj Bez: Dopo una lunga esperienza professionale in psicologia della comunicazione ha approfondito gli studi di Manas Vidya, la conoscenza della mente secondo l'Ayurveda, della filosofia Sāṃkhya e delle Sacre Scienze Vediche, sia in Italia che in India.

Propone da molti anni incontri di Meditazione e Consapevolezza in accordo con gli insegnamenti ricevuti dagli amati maestri che ha incontrato.

INFORMAZIONI & ISCRIZIONI

Il periodo proposto va dalle 17:00 del 29 giugno fino alle 17:00 del 1 luglio

Il prezzo è di 250 euro omnicomprensivo di tutto: vitto, alloggio, corsi, meditazioni e tempo libero.

Per le modalità di pagamento, informazioni sconto del 10% per chi prenota e paga entro il 10 giugno, richiesta di visionare il programma dettagliato, abbigliamento consigliato, come arrivarci senza macchina e altre domande, chiamate Jenny

2018 - Workshop Avventura Benessere Cucina



Dal 29 giugno al 1° luglio 2018
Workshop organizzato da
Tre giorni nella natura di Podere Campopiano
ABC : Avventura Benessere Cucina 
condotto da Jenny Sugar e Sahaj Bez

Concediti un weekend d’introduzione al benessere di mente, corpo e spirito attraverso la conoscenza di una stupenda cucina sana e facili tecniche per entrare in sinergia con mente e corpo.


Chi mangia in modo consapevole riconosce che non c’è un modo giusto o sbagliato di mangiare ma diversi tipi di esperienze legate alla nutrizione.

Chi mangia in modo consapevole ottiene numerosi benefici sulla salute fisica e mentale tra cui:

  • Mangiare meno con più soddisfazione 
  • Modificare le scelte e i comportamenti alimentari 
  • Diventare consapevole dei pensieri ed emozioni legati al cibo
  • Sentire che il proprio corpo lavora meglio
  • Piacere di più a se stessi, quindi essere più felici
  • Comprendere il legame tra la terra, gli esseri viventi e le scelte alimentari.

Il programma è incentrato su attività quotidiane miranti allo stare-bene che comprendono
  • Sessioni di Meditazione, Yoga ed altro ancora per praticare la presenza mentale
  • Workshop informativi sulla nutrizione preventiva e curativa a base vegetale e integrale 
  • Lezioni di cucina sana: preventiva, curativa e … deliziosa 
  • Passeggiate guidate nei dintorni, da turisti o nel bosco, con mindfulness 
  • Alimentazione basata su una deliziosa e salutare cucina con prodotti biologici locali e di stagione
WORKSHOP ABC GIUGNO 2018

I workshop culinari riguarderanno la parte teorica e pratica della nutrizione e cucina vegan-smart (whole plant based):
  • Le basi per la nutrizione vegana-integrale: cosa e perché
  • Le basi per la cucina vegana-integrale: scoprire e utilizzare i nuovi ingredienti vegetali, variegati, colorati e sane tecniche per cucinarli, anche crudismo e detox
  • Diverse ricette di cucina italana in versione vegan-whole: come veganizzare
  • Utilizzare quanto appreso per creare un percorso nuovo
I Conduttori 
   

Jenny Sugar: nata in una famiglia di pasticcieri e cioccolatieri, iniziando giovanissima e poi staccando per molti anni per riprendere nel 1999 con Sugartree a Milano.

Quindi il grande viaggio alla ricerca di mente sana in corpo sano che ha convertito il mio modo di nutrirmi: prima vegetariana e poi vegana–integrale detta “whole” con il corso di nutrizione SHARAN in India.

Infine la conferma in ambito scientifico con il diploma di Plant Based Nutrition ottenuto nel 2014 dal Centro di Studi Nutrizionali T. Colin Campbell e l’Università di Cornell. Nel 2015 la certificazione Food for Life di PCRM a Washington DC e poco dopo quella del programma di formazione SHARAN in India.

Oggi Health and Food Coach per portare benessere e qualità della vita con il cibo curativo: proveniente dal mondo vegetale, sempre integrale, integro, non raffinato e minimamente processato. Condividendo quanto imparato ed interiorizzato non solo in relazione a come e quali cibi mangiare, ma anche a come prepararli: cotti o semplicemente crudi.



Sahaj Bez: Dopo una lunga esperienza professionale in psicologia della comunicazione ha approfondito gli studi di Manas Vidya, la conoscenza della mente secondo l'Ayurveda, della filosofia Sāṃkhya e delle Sacre Scienze Vediche, sia in Italia che in India. 

Propone da molti anni incontri di Meditazione e Consapevolezza in accordo con gli insegnamenti ricevuti dagli amati maestri che ha incontrato.





INFORMAZIONI & ISCRIZIONI


Il periodo proposto va dalle 17:00 del 29 giugno fino alle 17:00 del 1 luglio


Il prezzo è di 250 euro omnicomprensivo di tutto: vitto, alloggio, corsi, meditazioni e tempo libero.

Per le modalità di pagamento, informazioni sconto del 10% per chi prenota e paga entro il 10 giugno, richiesta di visionare il programma dettagliato, abbigliamento consigliato, come arrivarci senza macchina e altre domande,  
chiamate Jenny 348 5240608. Grazie!
Il workshop  ABC Weekend è riservato ai soci  dell'Associazione Podere Campopiano  ed è compresa nella quota di iscrizione. Per informazioni chiamate Sahaj  335 8128628

Come Raggiungere Campopiano

Qui la mappa di Google
Località Campopiano, 27050 Cecima Pavia, Lombardia, Italy

In Auto:


dalla A21 TORINO PIACENZA, uscita Voghera, dalla A7 MILANO GENOVA, uscita Casei Gerola. Seguire sempre per Salice Terme. Dopo Salice proseguire sulla statale del Monte Penice. Superare Godiasco e San Desiderio. Dopo San Desiderio proseguire per altri 3 chilometri fino al bivio per Cecima, svoltare a destra, poi subito a destra dopo il ponte sul fiume. Seguire la strada tra i campi per circa un chilometro e svoltare a sinistra all¹indicazione Campopiano. BUON VIAGGIO!!!


Jon Kabat-Zinn: Il maestro dei sensi

Incontro con il fondatore della Mindfulness
di Mariateresa Truncellito

Prestare attenzione è un’attività che facciamo selettivamente e, spesso, a caso: ci capita di non vedere quello che abbiamo davanti agli occhi, di non sentire i suoni, di mangiare senza assaporare il gusto del cibo o di stringere mani senza sapere quali sentimenti ci trasmettono.

Eppure, i nostri sensi sono l’unico mezzo che abbiamo per essere in contatto con il mondo. È questo il tema degli studi di Jon Kabat-Zinn, medico statunitense, fondatore e direttore della Clinica per la riduzione dello stress dell’Università del Massachussetts.

Oltre ad aver condotto molte ricerche sulle interazioni mente-corpo, Kabat-Zinn ha messo a punto tecniche di meditazione consapevole che affondano le radici nella tradizione buddhista, ma che sono semplici e applicabili in qualsiasi contesto. Nella nostra società tutto si muove molto in fretta, tutto è “urgente”.

Di fatto, però, percepiamo un’insoddisfazione perenne, un malessere che chiamiamo stress: per il professore questo stato è conseguenza della nostra “perdita dei sensi”.

Prof. Kabat-Zinn, cosa significa riprendere i sensi?

«Innanzitutto, significa percepire il presente, il qui e ora. Ascoltare i “desideri appena sussurrati del cuore”: la meditazione è un modo per mettersi in ascolto, anche se non sempre è facile trovare anche solo pochi minuti per praticarla regolarmente.

Rimandiamo la pace interiore a “quando le cose andranno meglio”, a quando avremo tutto “sotto controllo”. Ma la pace è in questo istante, se sappiamo imparare a essere pienamente ciò che siamo».

Lei parla anche di  “fitness dei sensi”. Un allenamento in cui anziché muoversi bisogna stare fermi…
«Fitness è raggiungere il massimo delle potenzialità, nel corpo, nello spirito e nella mente. Non c’entra con l’ossessione per la prestanza fisica o  per la magrezza a tutti i costi. A essere fuori allenamento, invece, sono i sensi, come muscoli poco usati».

Ci potrebbe fare un esempio di senso perso?

«Vediamo cose e persone in maniera abituale, “con il pilota automatico”: quante volte percorriamo il tragitto per andare al lavoro senza aver notato, magari, un edificio, pur essendo convinti di conoscere a memoria ogni dettaglio dell’itinerario? Ancora, le mele possono essere rosse, gialle o verdi.

Ma se guardiamo più da vicino, a volte ci sono macchie o zone di altri colori. Lo stesso vale anche nei rapporti con le persone: i nostri figli, per esempio, spesso non li guardiamo sul serio perché “vediamo” solo i nostri pensieri su di loro, influenzati come siamo dalle nostre aspettative o paure».

Non pensa che la perdita dei sensi dipenda anche dal fatto che la vista ha preso il sopravvento sugli altri?

«È così. Ma anche la vista è usata in modo superficiale: giungiamo subito alle conclusioni, perché vediamo quello che abbiamo già deciso di vedere, e non la realtà come è davvero. Perciò spesso le nostre deduzioni sono sbagliate. Ugualmente per gli altri sensi. Come l’udito: è importante ascoltare i suoni, ma anche i silenzi.

Un esercizio di consapevolezza alla portata di tutti è guardare la tv togliendo l’audio: le immagini appaiono subito diverse, perché la nostra osservazione non è condizionata dall’emotività, dall’enfasi della voce di chi sta parlando, dalla musica di fondo. La meditazione è un po’ come guardare una tv senza audio o passare qualche minuto a osservare un televisore spento».

Le nostre reazioni negative agli eventi sono frutto della mancanza di consapevolezza?

«Ogni volta che ci arrabbiamo, impariamo ad arrabbiarci meglio e rinforziamo l’abitudine ad arrabbiarci. La pratica perfeziona. Se siamo inconsapevoli di ogni stato mentale che ci può travolgere, rinforziamo, nel sistema nervoso, quelle reti neuronali su cui si basano le nostre abitudini inconsapevoli.

Ma ogni volta che riusciamo a riconoscere un desiderio come un desiderio, la rabbia come rabbia, un’abitudine come abitudine ne siamo liberati. Non occorre rinunciarvi: riconoscerli per quello che sono è già sufficiente».

C’è un senso “sui generis”: quello del passare del tempo. 
Lo si può rallentare?

«Il tempo rallenta quando siamo in un posto nuovo, in viaggio o in vacanza nella natura. Ogni panorama ci colpisce e aumentano le cose “degne di nota”. Anche per i bambini il tempo è più lento: perché vivono molti eventi notevoli, simili a “pietre miliari”. Con l’età la frequenza di questi eventi diminuisce, il presente sembra vuoto, tutto scorre uguale.

E l’impressione è che il tempo corra. Per rallentarlo si può riempire la vita di esperienze “miliari”: c’è chi fa lunghi viaggi in Paesi esotici, sport estremi o tante cene da gourmet. Oppure si possono rendere più degni di nota i momenti ordinari: l’attimo più piccolo può diventare una pietra miliare, se si è davvero presenti mentre lo si sta vivendo».

Per allenare i sensi, non è meglio spegnerne qualcuno per accenderne altri?

«I nostri sensi funzionano simultaneamente, e l’ideale sarebbe vedere, toccare, sentire, assaporare il mondo con tutto il corpo. Però è vero che se si perde un senso gli altri possono diventare più potenti: basti pensare a grandi musicisti ciechi, come Ray Charles.

Un esercizio facile consiste nello stare all’aperto in una giornata di pioggia e chiudere gli occhi: dopo un po’, il suono delle gocce può delineare un panorama, perché il rumore sull’asfalto è diverso da quello sul prato o sul cancello che divide un giardino dalla strada. Ma per accorgercene dobbiamo farlo consapevolmente, utilizzando il sesto dei nostri sensi: la mente».

Ci sono panorami da scoprire anche per altri sensi?

«Certo: quelli tattili. La pelle è il nostro organo di senso più grande, circa sei metri quadrati, ed è legata alle nostre emozioni. È perciò un magnifico strumento di meditazione: possiamo, per esempio, soffermarci a percepire l’aria.

Ancora, il gusto: se lo assaporiamo con attenzione, anche il più semplice ci fornisce un universo di esperienze sensoriali. Uno dei primi esercizi di meditazione che facciamo alla Clinica dello stress è mangiare un chicco di uva passa, molto lentamente, sentendo ogni sfumatura di gusto e consistenza».

A cosa porta la pratica del “fitness dei sensi”?

«A vivere nel presente. Abbiamo un unico tempo in cui influenzare il nostro futuro: l’adesso».