La Verità non è venuta nuda a noi

Luce e Tenebre - Vangelo Gnostico di Filippo from Sahaj on Vimeo.



Il Vangelo di Filippo è un vangelo apocrifo di origine gnostica, scritto in copto nella seconda metà del II secolo, probabilmente da un prototesto greco perduto. L’attribuzione pseudoepigrafa è a Filippo, apostolo. Contiene 127 detti di Gesù, molti dei quali relativi ai sacramenti. 

Andato perduto con l’estinguersi dello gnosticismo, non menzionato da Padri della Chiesa, nel 1945 ne è stata ritrovato un manoscritto databile al IV secolo tra i Codici di Nag Hammâdi.

I vangeli gnostici sono un insieme di opere, che ha origine nel colto ambiente intellettuale di Alessandria d'Egitto, circa nel II secolo, nell'ambito di quella corrente mistico-filosofica nota come gnosticismo, in particolare dello gnosticismo cristiano. 

Dal punto di vista confessionale, nessuno dei vangeli gnostici è incluso nel canone della Bibbia di alcuna confessione cristiana, e dunque sono considerati vangeli apocrifi.

Attualmente i tredici rotoli in papiro, che contengono complessivamente 53 scritti gnostici e per un piccolo gruppo di manoscritti, acquistati subito dalla Fondazione Jung di Zurigo catalogati e trascritti e studiati.

Vangelo di Filippo: 
67.) La verità non è venuta nel mondo nuda, ma è venuta in simboli ed immagini.   Esso non la riceverà in altra maniera. C'è una rigenerazione e un'immagine di rigenerazione. Ed è veramente necessario che si sia rigenerati attraverso l'immagine.  
Che cos'è la resurrezione? 
E la immagine è necessario che risorga attraverso l'immagine e la camera nuziale; l'immagine attraverso l'immagine, è necessario che si entri nella Verità, che è la restaurazione. 
Questo è inevitabile per coloro che non soltanto ricevono il nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ma che li hanno ottenuti proprio per sé.  
Se uno non li ottiene proprio per sé, anche il nome gli sarà tolto.  
Ora questi si ottengono con il crisma della pienezza della potenza della Croce, che gli apostoli hanno chiamato la destra e la sinistra.  
Infatti costui non è più un cristiano, ma un Cristo.

67.) La verità non è venuta nel mondo nuda, ma è venuta in simboli ed immagini. Esso non la riceverà in altra maniera. C'è una rigenerazione e un'immagine di rigenerazione. Ed è veramente necessario che si sia rigenerati attraverso l'immagine. 


Che cos'è la resurrezione? E la immagine è necessario che risorga attraverso l'immagine e la camera nuziale; l'immagine attraverso l'immagine, è necessario che si entri nella Verità, che è la restaurazione.

Questo è inevitabile per coloro che non soltanto ricevono il nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ma che li hanno ottenuti proprio per sé. Se uno non li ottiene proprio per sé, anche il nome gli sarà tolto. Ora questi si ottengono con il crisma della pienezza della potenza della Croce, che gli apostoli hanno chiamato la destra e la sinistra. Infatti costui non è più un cristiano, ma un Cristo.

La mente dell'uomo per la sua propria struttura funzionale non può "conoscere " se non attraverso un processo duale. La coscienza mentale procede per analisi, nella sua visione la mente è il soggetto interiore che in vari modi "approccia" l'oggetto di conoscenza, esteriore che non può essere che "altra cosa" , distinta.


In questo mondo materiale e fenomenico, in cui la coscienza ordinaria è coscienza mentale, l'essenza non si manifesta nuda, ma vestita di abiti tali da essere conosciuti dalla mente: immagini e simboli.

Le immagini non sono "la cosa", ma le raffigurazioni della "cosa" che se ne fa la mente ed i simboli uno strumento per giungere alla "cosa" superando le limitazioni della mente stessa. .

In occidente, come in oriente gli antichi Saggi si occuparono, prima ancora di perseguire la Conoscenza, dei meccanismi attraverso i quali è possibile all'uomo avvicinarsi alla Verità delle cose. La psicologia moderna è come un bambino che inizia ora a fare i primi vagiti, ma l'Antica Sapienza, comunque sia stata presentata, ha sempre fornito solide fondamenta su cui erigeva le sue costruzioni.

E' dunque attraverso l'immagine ed il simbolo che questa veicola che le limitazioni della mente possono essere superate e con esse può essere superato il modo di essere dell'uomo comune. 

C'è un altro modo di conoscere: attraverso l'energia e le vibrazioni che l'immagine contiene ci si può identificare con la cosa in sé, con l'essenza. 

E' un modo diretto di cogliere la Verità delle cose, per adesione, per identificazione: è una unione in cui il soggetto conoscente, l'oggetto conosciuto e l'azione del conoscere non sono più separati, ma divengono un'unica realtà essenziale. 


Quella Realtà Essenziale è unica, la sola Realtà, è la Conoscenza e la Verità. Da quella Verità è scaturita ogni cosa ed in quella Verità ogni cosa sarà trasformata ed assorbita.

La conoscenza per identificazione è la conoscenza gnostica che solo una Coscienza sovra mentale può realizzare, una Coscienza che procede per sintesi, che giunge attraverso le raffigurazioni mentali a cogliere l'essenza, a cogliere la Vita e la Verità in un desolato deserto di morte e di menzogna. 
La Conoscenza gnostica è il processo inverso, speculare a quello di emanazione. 

E' il riassorbimento nella comune Radice delle cose.


Il processo di rinascita nella conoscenza gnostica non è per tutti gli uomini: non basta la ricerca e la richiesta, occorre la risposta. Già è di pochi la sincera aspirazione, e non a tutti coloro che chiedono verrà dato. 

Ad un "movimento" verso il Divino, il Padre, di sincera richiesta, di adesione, deve corrispondere un "movimento" di discesa dello Spirito, che è la risposta del Padre, il corrispondere a volontà della Volontà. 

Il Padre, il Divino trascendente, opera nell'uomo attraverso il Figlio, il Cristo interiore, l'Atman, il Divino nell'uomo. Con l'identificazione nel proprio Sé, l'uomo riscopre il Divino immanente nelle cose ed in lui stesso. 

Diviene allora "uno" con tutto ciò che esiste, discende su di lui la Spirito del Divino Cosmico.

La mente ha trovato diversi nomi e definizioni, fondato metafisiche e teologie sull'aspetto trinitario del Divino, ma è solo nella pratica che si ottiene la sintesi, nella pratica dell'uomo di conoscenza che realizza il Divino nella trascendenza, in sé e nel cosmo, identificandosi con l'Uno, con il Tutto oltre ogni definizione e qualificazione…
Ma giunge a questa meta attraverso una responsabilità personale ed individuale: attraverso il lavoro interiore la 

Conoscenza è anche e contestualmente crescita e trasformazione; una conoscenza per identificazione che è anche Libertà non potrà mai procedere attraverso le parole o l'esperienza altrui, ma solamente attraverso il lavoro, la pratica, l'impegno e la volontà personale. 

Il Cristo non è un concetto metafisico, religioso, non è un mito, è "la" realizzazione; il punto di incontro dei diversi piani, il centro della croce, il centro dell'albero sefirotico. 

Non è qualcosa di esterno, ma il Centro interiore in cui convergere ogni volontà, ogni pensiero ed ogni sentire, ogni motivazione esistenziale, così che divenga effettiva la trasformazione in Cristo, o meglio la riscoperta di ciò che siamo sempre stati: una sostanza divina che gioca a mascherarsi e a riscoprirsi in un istante eterno. 

L'eccezionalità di questa esperienza religiosa sta nel fatto che non si trattava di pura e semplice speculazione filosofica, sterile e astratta, ma di un'idea rivoluzionaria ed affascinante, capace di far presa anche su un pubblico incolto. 

2004 - Orto Sinergico


Orto Sinergico

Gestire un orto sinergico significa coltivare gli ortaggi cercando di riprodurre nel piccolo spazio di un orto i meccanismi e gli equilibri che esistono in natura

L’agricoltura sinergica si basa sul presupposto, scientificamente confermato, che in natura tutto ha sempre funzionato alla perfezione senza la presenza dell’uomo. Le piante han prodotto i loro frutti senza essere accudite e il terreno non ha mai avuto bisogno di concimi per essere fertile. 


Coltivare in modo sinergico significa gestire l’orto in modo tale che possa somigliare il più possibile a un ambiente del tutto naturale e lasciare che gli esseri viventi che lo popolano (piante, lombrichi e ogni altro organismo presente nel suolo, dal più grande al più piccolo) cooperino autoregolando la produzione di ortaggi.



Per realizzare un orto sinergico esistono 4 regole fondamentali, le leggi del “non fare”, 



 


Non smuovere il terreno 

“Non lavorare la terra”, se non quando si iniziano i lavori per creare l’orto. Una volta realizzate le aiuole rialzate (i cosiddetti bancali) su cui si coltiverà, il terreno non andrà più rigirato. 
Smuovendo il suolo, infatti, si vanno ad interrompere le naturali attività svolte dagli organismi terricoli presenti in natura causando così uno squilibrio che si manifesta con una diminuzione della fertilità. 





Non calpestare le aiuole 

“Non camminare sul suolo” per evitare che si compatti. Un terreno non calpestato, è un terreno soffice, ideale per le radici delle piante, che non avranno problemi a svilupparsi, e perfetto per la pedofauna (gli esseri viventi che abitano il terreno), che riuscirà a svolgere al meglio i propri compiti. Ecco perché in un orto sinergico gli ortaggi vengono coltivati su apposite aiuole rialzate, ben distinte dai camminamenti. 



Non servono i concimi 

“Non concimare” ma assecondare e riprodurre ciò che accade in natura. Evitare quindi ogni apporto di sostanze dall’esterno. In un orto sinergico non servirà eliminare i resti delle piante coltivate, come foglie o rami secchi, anzi dovranno tassativamente essere lasciati sul terreno di modo che possano degradarsi. 




Inoltre si dovrà distribuire uno strato di pacciamatura naturale sul terreno, sia quello coltivato che quello libero per limitare l’erosione in caso di pioggia e trattenere meglio l’acqua limitando l’evaporazione.

Gloria


Queste accortezze, che copiano ciò che accade ciclicamente in natura, bastano per arricchire il suolo di nutrienti e assicurare al coltivatore piante rigogliose e raccolti abbondanti.

Consociazione e fiori, i trucchi del successo





“Piantare specie differenti”, questo è il segreto. 

Ortaggi che, sistemati in una stessa porzione di suolo, possano aiutarsi a vicenda grazie alle loro caratteristiche intrinseche. In ogni aiuola verranno consociate almeno 3 specie differenti. 

Il primo ortaggio dovrà appartenere alla famiglia delle leguminose (fagioli, ceci e piselli), capaci di recuperare l’azoto dall’aria e di fissarlo nel terreno rendendolo disponibile a tutti i vegetali. 



Segue una liliacea, come cipolla o porro, piante in grado di tenere a distanza un folto numero di parassiti nocivi alle altre colture. E, per ultimi, si piantano tutti gli ortaggi delle altre famiglie. 



Nell’orto sinergico, poi, non mancheranno delle specie fiorite per attrarre gli impollinatori e/o respingere gli insetti dannosi. Pure le aromatiche svolgono un ruolo importante, se ben consociate favoriscono lo sviluppo di certe coltivazioni e migliorano il sapore del raccolto.