Storia dell'ipnosi nel Rigveda

Storia dell'ipnosi evocativa nel Rigveda
Pratiprasavah: il "riassorbimento" del Cuore

È attualmente impossibile stabilire con certezza la data di compilazione del Ṛgveda (1).                         

Si tratta di inni sacri che risalgono probabilmente al secondo millennio a.C., nel periodo compreso tra il 2000 a.C. e il 1700 a.C.(2), con la sua definitiva collocazione nella forma attuale, databile al VII sec. a.C.




La composizione dei Veda è avvenuta mediante canalizzazioni (trance) dei Maestri Spirituali o Rishi che poi hanno tramandato oralmente i messaggi dell'Uno, a quei tempi denominato Eka o Ekam (3).


Da questa sorgente di consapevolezza nacque lo Yoga con le sue pratiche di meditazione e di trance. L'ipnosi è in realtà un termine che interpreta soltanto in parte la fenomenologia di ricongiunzione con il nostro Sè.




L'antico termine sanscrito pratiprasavah significa "ritorno alle origini" ."riassorbimento", "nascita a ritroso" e coincide con le piu' antiche pratiche yogiche dell'ipnosi regressiva già conosciute dalla tradizione piu' antica dei popoli di tradizione indoeuropea.


Yoga Sutras Patanjali Kaivalya Pada

34. PURUSA-ARTHA-SUNYANAM GUNANAM PRATIPRASAVAH KAIVALYAM SVARUPA-PRATISTHA VA CITI-SAKTIR ITI

LA LIBERAZIONE SI VERIFICA QUANDO SI REALIZZA L'INTERDIPENDENZA DELLE QUALITÀ DELLA NATURA E LA NON ESISTENZA DI UN SÈ SEPARATO, PERVENDENDO COSÌ ALL'UNIONE DI SHIVA CON SHAKTI

  • purusa: la consapevolezza suprema, il vero Se' 
  • artha: scopo 
  • sunyanam: vuoto 
  • gunanam: le qualità differenziate 
  • pratiprasavah: ritorno alle origini 
  • kaivalyam: dissoluzione dell'ego, assorbimento assoluto e reintegrazione nel nostro stato naturale non duale (sahaj samadhi) 
  • svarupa: la vera natura della mente che si realizza dopo che le vrtti sono state eliminate 
  • pratistha: risiedere, restare sopra 
  • va: e 
  • citi: pura consapevolezza, oscienza del qui ed ora 
  • Sakti: natura, creazione, energia evolutiva 
  • iti: simile 
Quando la mente si apre alla consapevolezza primordiale (citi) allora si fa esperienza della vera natura di prakrti. Si entra in una dimensione non limitata, senza confini, non condizionata dai concetti mentali in cui si può sperimentare la realtà nel momento presente così come essa è realmente. 

Shakti e Shiva si completano continuamente come in un pulsare divino. L'evoluzione (shakti) rivela la sorgente senza tempo, il creatore. Quando vengono riconosciuti come agire all'unisono vengono sperimentati come Sat-Cit-Ananda. Shiva rappresenta il seme innato di consapevolezza, shakti è la sua espressione dinamica in ogni cosa.



Hypnos possiede una radice linguistica indoeuropea. Anche il latino, il sanscrito, l'ittita conservano un ceppo comune. Un antico popolo, gli Arii (o Indoari) stanziatosi tra i Reno e gli Urali si espande nei millenni occupando l'Europa, l'Asia, l'India. La diffusione di questa civiltà è segnata da pietre miliari, i cosidetti kurgani, dolmen, menhir, tumuli che i "padri della parola" hanno eretto lungo il loro cammino.


Hypnos per la antica Grecia è il sonno, ma chi si addormenta, totalmente o in parte è soltanto la coscienza e la percezione razionale, mentre l'anima dell'individuo si risveglia.


L'ipnosi regressiva desta pertanto le esistenze sopite nel nostro archivio spirituale interiore e non determina affatto un "coma cognitivo" come parrebbe valutando il solo significato letterale.


La fede nella reincarnazione è un patrimonio di tutti i popoli antichi e nel Bŗhadāraņyaka Upanişad datata intorno al 700 a.C possiamo leggere:



"Come una ricamatrice presa la materia di un ricamo, 
tesse un'altra figura più nuova e più bella, 
così questo ātman allontanatosi dal corpo e resolo o inconscio, 
foggia un'altra forma 
più nuova e più bella, quella di uno dei Mani o di un Gandharva 
o di un dio, o di Prajāpati, o di Brama o di qualche altro essere". (4)

Questa è la prima frase che sancisce chiaramente il credo della reincarnazione, e quindi nelle vite precedenti, ma penso che le sue radici si perdano nella notte dei tempi. E' da notarsi come in questo passo si affermi che dall'incoscienza che sopraggiunge alla morte rinasca una nuova forma di esistenza. Naturalmente l'ātman (spirito) rianima un corpo apportando in esso il karma pregresso. 

Leggo ancora: "L'ātman è il possessore della conoscenza:
anche la conoscenza se ne va quindi con lui, 
e altresì rimangono a lui attaccati il sapere, 
le opere e l'esperienza del passato".(5)

Non sono soltanto parole, ma una cultura spirituale che volutamente il moderno mondo occidentale ha opportunisticamente rimosso per finalità prettamente commerciali. Eppure anche in Europa, il germoglio dell'Uno era meravigliosamente nato. Infatti, se ci spostiamo dall'India alla Grecia Classica, non possiamo fare a meno di sostare a Delfi che divenne uno dei maggiori centri religiosi del mondo.

Già in età micenea, dal 1500 a.C, responsi e profezie venivano proferti dalla Pizia, Sacerdotessa che in trance profonda pronunciava gli Oracoli di Apollo. Ella rimaneva appollaiata su un tripode ad inalare i fumi emessi dal suolo che la inducevano in trance e priva di coscienza razionale canalizzava per i pellegrini che raggiungevano il tempio la saggezza degli dei.(6)


I grandi saggi e filosofi greci conoscevano l'ipnosi regressiva, il sonno che risvegliava le anime del tempo. Pitagora, Socrate, Platone hanno dedicato molta attenzione durante la loro ricerca filosofica al viaggio dell'anima oltre il confine della morte.


La majeutica socratica o arte della levatrice rappresenta una mirabile educazione a ritrovare se stessi tramite il dialogo che confonde la presunzione di sapere dell’adepto. Mi piace pensare che questa “tecnica di confusione” potesse essere attuata anche in stato di trance.


Il mito platonico di Er è tra i documenti piu' importanti per sancire il credo dei saggi greci nella reincarnazione. Er, eroe della Panfilia muore in battaglia ed il suo corpo viene deposto sul rogo, ma prima che la pira arda si risveglia e racconta il suo sconcertante viaggio nell'aldilà. Le anime che non si erano realizzate in vita dovevano reincarnarsi compiendo un nuovo ciclo evolutivo.


Spostandoci ancora in India, intorno al 700 a.C, Patanjali, ritenuto il massimo esponente del Raja Yoga compose i suoi Yoga Sutra nei quali riprese l'antico concetto di pratiprasavah (Prati Prasav, rinascita, re-birth, riassorbimento del cuore o nascita a ritroso) considerato come ho detto l'antica definizione dell'ipnosi regressiva. (7),(8).

Con un salto in avanti nel tempo di duemila anni, leggiamo il primo resoconto di una regressione ipnotica a vita precedente. Nel 1862, un principe tedesco, tale Galitzin, indusse in sogno ipnotico una donna che manifestò una spontanea xenoglossia. 


Senza conoscere affatto il francese iniziò a parlare correttamente in questo idioma, anziché nel proprio dialetto tedesco. Rivelò con precisione di un delitto accaduto in un luogo ed in un definito tempo. Galitzin verificò di persona la veridicità del racconto. Le testimonianze dei vecchi contadini locali confermarono l'omicidio.


Ai primi del novecento, Theodore Flournoy professore di psicologia dell'Università di Ginevra e grande primo detrattore dell'ipnosi regressiva teorizzò il riaffiorare , per quanto concerne i vissuti di vite pregresse, di criptoestesie. Con questo "criptico" vocabolo si intendono "ricordi inconsci dimenticati" con cui Flournoy tentò di spiegare il complesso mondo delle memorie delle esistenze pregresse.


Ulteriormente coniò il neologismo "mitopoietico" riferendosi alla capacità dell'inconscio di creare, dal greco poieo e da muzos che intende "racconto favoloso, mito, favola, leggenda". Egli affermò che nei sogni, nella trance ipnotica, medianica o nel delirio, si possono produrre rappresentazioni fantastiche che nulla hanno di reale. (9)


Detrattori e sostenitori dell'ipnosi regressiva e della reincarnazione iniziarono da questo momento a battersi con una sete di dimostratività che esula completamente dal mio intento. Non mi interessa sancire scientificamente contenuti che riguardano la mia fede e la mia spontanea spinta di continua ricerca.


Parlando dell'ipnosi, Milton Erickson, grande psichiatra americano che concepiva l'inconscio come universo creativo affermava:



"...è necessario tramite una serie di suggestioni di stanchezza e di sopore 
portare il paziente ad una condizione di sonno profondo e riposante.(10) 
Successivamente si induce il fenomeno chiamato regressione".

Milton Erickson intendeva con questo termine la capacità dei soggetti che abbiano ricevuto appropriate suggestioni e istruzioni di richiamare in vita ricordi, schemi comportamentali e abitudini di un periodo precedente che può giungere fino all'infanzia.(11) I sostenitori della regressione a vite precedenti affermano invece che si possa retrocedere a tempi antecedenti la vita attuale. La liberazione (abreazione) e la rielaborazione dei contenuti emozionali favorirebbero il riequilibrio psicologico del soggetto.

Ian Stevenson, psichiatra di origine canadese, portò gli studi riguardanti la reincarnazione ad un livello universitario, nell'Ateneo della Virginia University. Fin dagli anni 70 la sua ricerca si estese all'ipnosi regressiva ed allo studio delle retrocognizioni ipnotiche. Stevenson ha analizzato centinaia di casi, specie di bambini, mediante i quali ha accertato, con la cautela ed il rigore che contraddistinsero tutta la sua opera, alcune inconfutabili prove di vite precedenti.


Negli stessi anni molti colleghi in tutto il mondo si sono interessati all'ipnosi regressiva come lo psichiatra inglese Danys Kelsey(12), lo psicologo psicoterapeuta tedesco Thorwald Dethlefsen (13) e gli psichiatri americani Raymond Moody eBrian Weiss(14). A questi ultimi si deve riconoscere il merito dell' enorme divulgazione che la terapia delle vite precedenti ha avuto in tutto il mondo.


Considero Raymond Moody il vero pioniere della moderna ipnosi regressiva, il primo al mondo che ha avuto il coraggio di affermare che la regressione ipnotica permette: "una rivelazione dell'inconscio più profondo, che ci dà la prova di una vita precedente" (15) Perchè esalto l'intuizione di Raymond Moody sull'ipnosi regressiva? Perchè primo al mondo ha innalzato la metodica a pratica terapeutica e non soltanto a modello di ricerca filosofica e scientifica.


Nella mia quotidiana ricerca ripercorro antichissime strade che nascono dalle sorgenti del Gange.


Esiste una memoria che l'acqua conserva, di ciclo in ciclo nel suo eterno ritornare.


La trance regressiva è in grado di svelare vite assopite nel nostro inconscio e le dinamiche karmiche della nostra attuale evoluzione. Il fine non è quello di ritornare, di recidivare le nostre morti, ma di liberarci dal ciclo delle rinascite terrene, dalla dentata ruota del Samsara. L'ipnosi regressiva addormenta quindi le pretese del nostro ego e risveglia le facoltà del Sè indicandoci una via di liberazione e di consapevolezza dell'Uno.(16)


Angelo Bona


Riferimeni

1. Rgveda, Le strofe della sapienza, a cura di Saverio Sani, Letteratura Universale Marsilio, Venezia, 2000.2. Raimon Panikkar, I Veda, Mantramanjari, BUR I° e II° Vol, Milano, 20013. Raimon Panikkar, I Veda Mantramanjari, op cit. pag. 899.4. Upaniṣad Vediche (a cura di Carlo Della Casa). Milano, TEA, 20005. Upaniṣad Vediche, op. cit.6. Delcourt Marie, L'Oracolo di Delfi, ECIG, Genova, 1998.7. Sgaravatti Guido, Patanjali Yogasutra, UNIONTRUST, Abano Terme, 2009.8. Taimni, I, K. La Scienza dello Yoga, Commento agli yogasutra di Patanjali, Ubaldini Editore, Roma, 1970.9. F. Flournnoy, Des Indes à la Planate Mars, Ètude sur un cas de sonnamboulisme avec glossolalie( Atar,Parigi e Ginevra 1900. Riferito da H.F Hellenberg op pag 370-373)10. M. H. Erickson, Opere. L'ipnoterapia innovatrice, Vol. IV, Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1984, p. 3511. M. H. Erickson, Opere. L'ipnoterapia innovatrice, Vol. IV, pag 38.12. Ian Stevenson, Le prove della reincarnazione, Armenia, Milano 1999.13. Joan Grant, Danys Kelsey, Many Lifetimes,Ariel Press, Atlanta, 1967.14. Torwald Dethflesen, Il destino come scelta, Mediterranee Roma, 2000.15. R. A. Moody, Ricordi di altre vite, Oscar Mondadori, Milano,1996, p. 21016. Angelo Bona, Il Palpito dell'Uno, Oscar Mondadori, Milano, 2009.